Come sempre, articoli sulla stampa (quella vera, non quella fatta per diletto come questo piccolo blog) e bozze di decreti ad anticipare quello che verrà. Capita che siano poi smentiti, capita che siano invece confermati. Staremo a vedere cosa accadrà questa volta, a quello che pare sarà il decreto legge in materia di lavoro del governo di Giorgia Meloni.
Tante novità parrebbero in arrivo. Qui ci soffermiamo, brevemente come sempre, sulle possibili novità del contratto a termine. Chi mi legge lo sa: come per il progetto del fu contratto a progetto, le causali del contratto a termine costituiscono un vero e proprio genere letterario. Sparirono col jobs act, ricomparvero col decreto dignità. E il governo Meloni che fa? Pare le lasci, ma pare le cambi.
Con esclusione di quelli che possiamo definire:
- contratti a termine “senza se e senza ma”, cioè i contratti con causale sostitutiva e gli stagionali (entrambi hanno un termine, va da sé)
per tutti gli altri contratti:
- over size (quando superano i dodici mesi, subito o se prorogati)
ma anche per:
- tutte le riassunzioni (a termine dello stesso lavoratore, indipendentemente dalle durate)
la causale (che resta, altro che ritorno al jobs act):
- non potrà più essere scritta liberamente sul contratto di lavoro
ma dovrà sempre prima essere filtrata:
- dai contatti collettivi (anche aziendali)
oppure, finché i contratti collettivi non faranno la loro parte:
- dalle commissioni di certificazione.
Sempre col beneficio di inventario, che parliamo pur sempre di articoli sulla stampa e di bozze di decreti, una ingessatura con duplice finalità: tutelare il lavoratore (parte debole del rapporto di lavoro) e disinnescare il contenzioso. Ne sarà valsa la pena?
L’ispiratore e la penna del(la bozza del) decreto? Un nome ce l’avrei, ma – almeno per ora – lo tengo per me.
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