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Andrea Morzenti

Francesco, Bergoglio, Matteo


La Pasqua, non il Natale, è la festività più importante per i cristiani.

Ma Babbo Natale, gli alberi di Natale e i centri commerciali l’hanno un po’ relegata ad un posto di secondo piano.

Ma è la domenica di Pasqua che Gesù risorge, vincendo sul mondo e sulla morte, salvando l’umanità dai propri peccati (beninteso per chi crede). Ed è il Giovedì Santo che, durante l’ultima cena coi suoi Apostoli, Gesù istituisce l’Eucaristia di cui si fa memoria in ogni Messa.

Ed è il Venerdì Santo che Gesù muore sulla Croce, dopo la sua Via Crucis che la tradizione vuole abbia quattordici stazioni.

 

Quest’anno il Papa ha affidato a Suor Eugenia Bonetti, missionaria della Consolata e presidente dell’Associazione “Slaves no more”, la redazione dei testi che vengono letti ad ogni stazione della Via Crucis del Venerdì Santo (clicca qui il download), a Roma nella sempre emozionante ambientazione nei pressi del Colosseo, trasmessa in Eurovisione. In Italia in diretta su Rai Uno, la rete ammiraglia (una volta si diceva così) del servizio pubblico oggi a trazione sovranista.

Testi brevi. Testi toccanti. Testi che parlano di croci contemporanee dei nostri tempi. Croci di bambini sfruttati, di donne sfruttate. Di sofferenza di tante persone vittime della tratta di esseri umani. E di migranti. Soprattutto di migranti.

Parole forti, incastonate in situazioni reali. Vissute o conosciute di persona da Suor Eugenia. La Chiesa vicina agli ultimi.

Papa Francesco ha chiuso la Via Crucis con una Preghiera che ha passato in rassegna le Croci che affliggono l’umanità. Una ad una, con una attenzione e concentrazione piene di sofferenza.

Signore Gesù, aiutaci a vedere nella Tua Croce tutte le croci del mondo”, ha pregato il Papa. E, tra le croci, ha ricordato “la croce dei migranti che trovano le porte chiuse a causa della paura e dei cuori blindati dai calcoli politici”.

Terminata la Via Crucis, i siti dei giornali online hanno rilanciato le parole del Papa come prima notizia per alcune ore. Poi, via via, la notizia è passata sempre più in fondo fino a sparire. Il giorno dopo, nei giornaloni in edicola, la Via Crucis era relegata all’interno nelle pagine centrali. Ci sta, direbbero in molti: la Chiesa Cattolica mica è lo Stato Italiano eh. Può darsi.

Ma la cosa che più mi fa pensare è che la Chiesa Cattolica, quella del Papa, di Suor Eugenia, della Via Crucis del Venerdì Santo, quella dell’attenzione agli ultimi, ai migranti, non sia neppure la Chiesa che vediamo nelle nostre Chiese, tra i fedeli che vanno a Messa la domenica.

Molti di loro, sostenitori di Matteo Salvini (credo che, se per i sondaggi la Lega è al 32%, la percentuale tra i fedeli sia con ogni probabilità più alta), sono intenti a costruire muri e a chiudere porte e porti. E chiedono alla politica di fare altrettanto. Molti di loro chiamano il Papa Bergoglio, non Francesco.

E capita anche di trovare, fuori di Messa, il gazebo di un candidato sindaco, lunga storia politica alle spalle, prima Democrazia Cristiana e poi area cattolica del centrodesta, che – assieme al suo programma elettorale per il Comune – ora distribuisce il “santino” di Matteo Salvini, su cui capeggia l’hashtag #primagliitaliani.

Francesco, Bergoglio, Matteo.

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