top of page
Andrea Morzenti

Ci vuole poco per passare da inconcludenti a decidenti. Ci proviamo?


Domenica, l'altro ieri, Matteo Renzi è andato in TV su Rai 1, da Fabio Fazio, e ha esposto la sua opinione, la linea che, secondo lui, il Partito Democratico deve seguire in questa fase in cui si sta cercando di formare il Governo.

Apriti o cielo! Renzi non ha aspettato la Direzione del PD del 3 maggio (tremaggio, il giorno più freddo dell'anno, ma questa la capiscono in pochi). Renzi ha azzerato il lavoro che Martina stava portando avanti con Di Maio. Renzi e il suo ego smisurato. E Renzi di qua, e Renzi di là.

Insomma, mentre tutti possono dire, fare e disfare. Mentre tutti possono infischiarsene delle decisioni prese alla unanimità nella Direzione di marzo, Renzi non può più dire nulla. In silenzio, dietro la lavagna!

 

Ma non volevo parlare di questo nel post di oggi.

Volevo riprendere quanto detto da Renzi (beh, sì, secondo me - se non si era capito - anche lui ha ancora il diritto di parola). Provo a sintetizzarlo così: un governo lo possono fare solo M5S e Lega, hanno i numeri e hanno programmi e idee affini. Se non ce la fanno, se non ne sono capaci, allora è forse il caso di prendere atto - finalmente - del fatto che abbiamo bisogno di riformare le regole del gioco. Apriamo una stagione costituente e poi torniamo al voto. Nel frattempo, al governo, alla formula, ci pensa Mattarella.

A me, onestamente, sembra una posizione logica, di buon senso e coerente con quanto Renzi ha sempre detto e provato a mettere in atto con il suo Governo.

Provo, chissà mai che qualcuno volesse prendere spunto, a ipotizzare le riforme istituzionali minime - costituzionali ed elettorali - che potrebbero far evolvere il nostro sistema parlamentare, da "inconcludente" (così scientemente voluto dai Costituenti, comprensibilmente scottati dal fascismo) a "decidente".

Preso atto che il referendum del 4 dicembre 2016 è fallito, teniamoci il CNEL, l'art. 117 e le materie concorrenti tra Stato e Regioni, e tutto quello che la Riforma ha provato a cambiare. Teniamocele, quasi il 60% degli italiani ha voluto così.

Cosa, secondo me (ma credo di essere davvero in compagnia di molti), deve però essere riformato?

  1. Iniziamo dal Senato, così via il dente e via il dolore. Eliminiamolo del tutto. E sostituiamolo, dandogli rango costituzionale, con l'attuale e già esistente Conferenza Stato-Regioni. In quella sede, come ora, Governo e Regioni discutono, si accordano, provano a trovare linee guida comuni sulle materie concorrenti. E chi ci mandiamo in Conferenza Stato-Regioni? La Costituzione non prenda posizione, per l'amor del cielo. Evitiamo discussioni su elezione di secondo livello, varie ed eventuali. Lasciamo decidere alle Regioni, ci mandino chi vogliono loro. Decidano loro se dare o meno una indennità. I componenti della Conferenza Stato-Regioni potranno essere nominati dalle Giunte Regionali, scelti dai Consigli Regionali o eletti non so come. Non importa. Quello che deciderà ogni singola Regione, andrà sempre bene. La Costituzione fissi competenze e numero dei componenti, punto e finish. E questo è fatto.

  2. E poi, la Camera. A questo punto, tolto il Senato della Repubblica, ne resta solo una: la Camera dei Deputati. Solo la Camera dà la fiducia al Governo, solo la Camera approva le leggi. E così ci evitiamo la discussione su quali leggi sono bicamerali e quali no. Quanto tempo deve passare dal passaggio in Senato, e via discorrendo. Perché, semplicemente, il Senato non c'è più.

  3. E veniamo al Governo. Serve un Governo più autorevole? In Italia e, soprattutto, in Europa? Serve un Premier e non solo un Presidente del Consiglio dei Ministri? A mio parere sì. Allora facciamo due modifiche, semplici:

  • la prima: la Camera può revocare la fiducia al Governo in carica solo con la sfiducia costruttiva; cioè solo se, nel contempo, vota la fiducia ad un nuovo esecutivo. Governi più stabili, duraturi e autorevoli. Più nessuna crisi di governo al buio. C'è in Germania e non ci inventeremmo nulla.

  • la seconda: il Presidente del Consiglio [che continua ad essere nominato dal Capo dello Stato, eletto, a sua volta, dalla Camera (nessun presidenzialismo, tranquilli, resteremmo una forma di governo parlamentare)] deve potersi scegliere i propri Ministri, nominandoli e revocandoli. Ci mette la faccia.

  1. E da ultimo, ma non ultimo, la Legge Elettorale. Innanzitutto, io sono per inserirla in Costituzione; i principi, ovviamente, non i dettagli. La finiremmo così, ogni due per tre, di doverla rifare, di farla esaminare dalla Consulta, di farla scrivere ad uso e consumo della maggioranza di turno. Nel merito certo si apre il tema: governabilità o rappresentatività? Cioè, in altri termini, maggioritario o proporzionale. Io sono per il maggioritario, e farei un legge con collegi uninominali e con doppio turno. Dividiamo l'Italia in 630 collegi (ecco, eviterei di riaprire la discussione sul numero dei parlamentari, 630 van benone, magari però, già che ci siamo, ritogliamo il voto degli italiani all'estero), ogni collegio elegge un parlamentare, se - in quel collegio - nessuno raggiunge il 50%, si fa il ballottaggio fra i primi due arrivati. Voto alla persona, voto al parlamentare del mio collegio. Che continuerà a rappresentare la Nazione, senza (alcun) vincolo di mandato. Nessun Italicum, nessun combinato disposto, nessuna deriva autoritaria, niente di niente. Una legge che già esiste, ad esempio, in Francia. Una legge elettorale maggioritaria certo sarebbe più coerente con il sistema che si delineerebbe. Ma se la maggioranza volesse una legge proporzionale, facciamola. Ma con uno sbarramento di almeno il 5%. E, soprattutto, in entrambe le ipotesi (maggioritario o proporzionale) scriviamo nero su bianco, in Costituzione, che alle elezioni si presentano le liste, i partiti, e non esistono più le coalizioni elettorali, furbe, farlocche, formate da liste/partiti con programmi diversi, fatte solo per attirare voti, per superare sbarramenti, per avere liste civetta, e che, poi, una volta votato, si dividono e ognuno va per la sua strada. Al massimo, se di coalizioni ci sarà bisogno, che si facciano in Parlamento, dopo - non prima - le elezioni.

  2. (opzionale) Se il M5S insiste proprio, inseriamo qualche forma di democrazia diretta, abbassando, ad esempio, il quorum dei referendum abrogativi.

Ah. già che ci siamo, scriviamolo in Costiuzione: è abolita, perché, mai esistita, la figura del Candidato Premier.

0 commenti

Post recenti

Mostra tutti
bottom of page